Le necessità fondamentali
Nel precedente articolo ho introdotto l’argomento della sostenibilità alimentare, uno dei temi caldi del nuovo millennio. Ma cosa fare di concreto nel nostro piccolo per rendere la spesa settimanale più sostenibile?
Prima di tutto è doveroso fermarsi un istante a riflettere: tre dei beni fondamentali della nostra vita sono la salute, i soldi ed il tempo. Quando anche solo uno dei tre viene a mancare è necessario fare dei sacrifici e spesso si rinuncia alla cura del cibo. In genere si ricade su alimenti pronti all’uso che non necessitano di preparazioni o cotture (es. prodotti in scatola, verdure in busta, surgelati, affettati e formaggi) o prodotti industriali di bassa qualità, oppure si tendono ad evitare alcune categorie di cibi considerate più costose o più complicate (es. carne, pesce). Tuttavia questi cambiamenti portano (forse) a risparmiare un po’ di tempo, ma generalmente non portano ad un risparmio economico e peggiorano nettamente lo stato di salute. Se poi proviamo a considerare anche il lato sostenibilità ambientale non ci siamo proprio.
Quindi che fare? Ripartiamo dai punti del precedente articolo:
- Cosa & Come – scegliere il cibo giusto.
- Quando & Quanto – comprare il giusto per non sprecare.
- Dove – recarsi nei posti giusti per acquistare e mangiare.
Le giuste caratteristiche
Perché un cibo possa essere ritenuto acquistabile (e sostenibile) deve essere veramente un cibo. Mi spiego meglio. È facilmente intuibile che vi siano alimenti fondamentali per soddisfare i nostri fabbisogni nutrizionali e alimenti (possiamo definirli tali?) superflui che non ci nutrono e peggiorano il benessere del nostro corpo (e delle nostre tasche) ma che tuttavia finiscono automaticamente nel carrello. Saper distinguere che cosa è realmente indispensabile da cosa non lo è del tutto, rappresenta già una buona base da cui partire. Per fare solo qualche esempio: frutta, verdura, carne e uova apparterranno alla prima categoria, gomme da masticare, merendine, salse e snack alla seconda.
In seguito a questa “preselezione” è preferibile scegliere alimenti che rispettino queste caratteristiche:
– Semplici: cibi meno rielaborati possibile, senza (o con pochissimi) ingredienti aggiunti; chiedetevi: quanti passaggi ha fatto questo cibo prima di arrivare sulla mia tavola?
– Biologici: ottenuti senza utilizzo di sostanze chimiche o nocive; il marchio “bio” non deve essere per forza presente, anche l’orto di mio nonno era “bio”.
– Locali: appartenenti al nostro territorio o comunque italiani; un minor spostamento equivale ad un minor inquinamento.
– Stagionali: è fondamentale scegliere solo alimenti di stagione; i prodotti fuori stagione sono dannosi per l’ambiente e non hanno alcun valore nutritivo.
– Etici: ottenuti senza sfruttamento di persone; attenzione soprattutto ai cibi esotici.
– Con imballaggi semplici e sicuri: meno imballaggi, meno costi e meno rifiuti.
– Non troppo pubblicizzati: se un prodotto è molto pubblicizzato ha bisogno di convincere il consumatore a comprarlo, …probabilmente perché non ne ha un effettivo bisogno.
Le giuste quantità
Per una spesa sostenibile è importante concentrarsi non soltanto sulla qualità ma anche sulla quantità.
Spesso apriamo il frigo (semivuoto) e decidiamo di andare a fare la spesa, (forse) con una lista scritta velocemente a “sensazione”. A volte compriamo troppo poco e ci ritroviamo a metà settimana nella stessa situazione, a volte presi dall’entusiasmo (e dalla fame) compriamo troppo e finiamo per sprecare (o mangiare oltre i nostri fabbisogni). Questo perché cadiamo in grosso errore: l’assenza di pianificazione.
Andrebbe fatto esattamente il contrario: prima decidere cosa acquistare e poi andare a fare la spesa con le idee chiare. È necessario fare sommariamente i calcoli: considerare quanti si è in famiglia e per quanti pasti si cucina, di quali alimenti sia necessario un acquisto settimanale e di quali invece si possa fare scorta. L’ideale sarebbe abbozzare un semplice planning dei pasti che si ha intenzione di preparare nella settimana.
Per quanto riguarda le dosi e le frequenze settimanali degli alimenti andrebbero personalizzate con l’aiuto di un professionista competente soprattutto in caso di patologie o necessità fisiologiche particolari. Tuttavia si può prendere genericamente spunto dalle linee guida o dalle infografiche redatte dagli esperti del settore (ad esempio la Piramide Alimentare Italiana). Ma oltre alla teoria ci vuole la pratica, o meglio l’autocritica. Aldilà dei calcoli teorici è fondamentale il saper «ascoltare» le reali necessità del corpo, distinguendo la fame autentica dalla noia, dall’ansia, dalla tristezza, ecc. Chiedetevi: quanto sto mangiando? ho davvero fame? sono consapevole di cosa sto mangiando?
I luoghi giusti
Ultima (ma non per importanza) accortezza: trovare alternative valide alla grande distribuzione. Con questo non intendo affermare che non si debba più mettere piede al supermercato (io seppur raramente ci vado eccome). Intendo però stimolarvi a fare qualche ricerca e ad informarvi su altri canali di vendita.
– Acquistare direttamente dai produttori di fiducia (nelle loro aziende o nei mercati rionali): permette di conoscere in maniera accurata come sono realizzati i prodotti e di risparmiare notevolmente sugli acquisti. Di seguito alcuni siti utili per rintracciare aziende agricole consapevoli: www.campagnamica.it; www.allevamentoetico.eu; www.demeter.it.
– Entrare a far parte di gruppi d’acquisto solidale (GAS) o collettivo (GAC). Il concetto rimane l’acquisto diretto dai produttori ma è organizzato in collaborazione con altre persone. Di seguito i siti per informarsi su queste realtà: www.retegas.org; www.sostenibile.com/attivita.
– Acquistare presso esercenti “consapevoli” (botteghe di quartiere, negozi con vendita di prodotti sfusi, negozietti bio).
– Acquistare online dai produttori con consegna a domicilio (spesso gratuita se si effettua un acquisto medio-grande) o affidarsi ad alcuni servizi che fanno da tramite tra i produttori ed i consumatori (ad esempio a Torino sono attivi Cortilia per i prodotti dei contadini o Fishbox per il pesce pescato).
Infine sarebbe bello ritrovare la stessa filosofia di alimentazione sostenibile anche fuori casa. Ci sono ristoranti e locali consapevoli che rispettano la salute e l’ambiente, utilizzando materie prime di qualità e materiali ecologici. Se vi capita di imbattervi in alcuni di essi premiateli: informatevi, andateci, e (se vi siete trovati bene) parlatene con i vostri conoscenti. Più ce ne sarà richiesta, più ce ne saranno in futuro.
So benissimo che tutto ciò richiede un cambiamento importante ed un notevole impegno iniziale, ma una volta individuati i propri “fornitori di fiducia” e trovati i propri ritmi organizzativi, vi assicuro che diventerà molto semplice, addirittura più semplice dell’abituale spesa al supermercato. Probabilmente avrete un sensibile risparmio economico e guadagnerete soprattutto salute e tempo.
«Trovo affascinante che molta gente pianifichi le proprie vacanze con maggior cura di quanto faccia per la propria esistenza. Forse è perché evadere è più facile di cambiare.» Jim Rohn, formatore.
Elisa